lunedì 29 febbraio 2016

Il Molise e la Tintilia alla conquista di Roma

Con i suoi trecentododici mila abitanti (pochi di più per la verità), il Molise vanta due particolarità: essere la seconda regione più piccola d’Italia dopo la Valle d’Aosta, avendo però il primato di essere la comunità amministrativa più giovane del Paese. Terra poco conosciuta ma dalla grandi potenzialità dove, olio, tartufo e formaggio, insieme al vino, sono le produzioni più importanti con eccellenze di primissima qualità. Ghiotta occasione per degustare, apprezzare e conoscere tutto questo è stata la manifestazione “Il Molise a Roma”, svoltasi lo scorso 28 Febbraio a Villa Rinaldo all’Acquedotto, dove questa Regione ha potuto mostrare davvero il meglio di se. Si sono confrontati produttori di olio, tartufi, formaggi e naturalmente di vino, produzione questa che negli ultimi anni sta avendo un notevole successo grazie anche alla riscoperta ed alla cura del suo vitigno principe: la Tintilia. Regione prevalentemente montuosa, costituita da rocce mioceniche, cretaciche e giurassiche, cui si è sovrapposta una formazione calcarea e di ciottoli che di fatto formano la tipologia del terreno. Nella zona pianeggiante invece, il terreno è costituito da argilla e sabbia soprattutto nelle zone che costeggiano i due fiumi, il Biferno e il Trigno. Nella zona pianeggiante di Larino invece la composizione del territorio è principalmente costituita di calcare bianco. Clima semicontinentale con primavere, nelle stagioni normali, molto piovose.
Se all’inizio del secolo, fino alla fine degli anni sessanta, la produzione vitivinicola Molisana era destinata soprattutto ad uso familiare (autoconsumo) con poca attenzione verso la qualità, il cambio di rotta è diventato inevitabile quando si sono realmente capite le importanti potenzialità che vitigni e territorio potevano esprimere. Parliamo di un territorio dove l’ 80% della produzione è costituito da vini con base a bacca rossa ed il restante, naturalmente, a bacca bianca. Vicino a vitigni come il Montepulciano, l’ Aglianico, il Merlot, il Cabernet Sauvignon ed altri, senza dubbio riveste un ruolo di prim’ordine la Tintilia, vero vitigno autoctono della regione. Per quanto riguarda invece i vitigni a bacca bianca, trovano ottime espressioni la Falangina, la Malvasia ed il Trebbiano che però sono in netta minoranza rispetto ai vitigni a bacca rossa.

Come detto, la Tintilia è la regina del Molise, autoctono della regione, si pensava fosse un parente stretto del Bovale grosso Sardo, ma gli studi del dna hanno sancito che non esiste nessuna parentela tra i due vitigni. Dal grappolo piccolo e spargolo con acino dalla buccia mediamente spessa, molto pruinosa, di colore blu-nero ricca di antociani, ha rese molto basse che si aggirano intorno ai 35/40 quintali per ettaro. A dire il vero il disciplinare della Tintilia del Molise D.O.C.  permetterebbe rese maggiori ma i produttori, attenti ad una produzione di qualità, preferiscono restare molto al di sotto delle rese consentite. Le caratteristiche di questo vitigno sono molto particolari come particolari sono i suoi sentori. Piccoli frutti del sottobosco, floreale, note di speziatura dolce, tostatura, cuoio e pellame, formano sovente il bouquet olfattivo dei vini prodotti con questo vitigno (il disciplinare ne consente un minino del 95%, praticamente in purezza), anche se molti produttori dichiarano di affinare il proprio prodotto solamente in acciaio. Alcolicità, acidità, tannicità e sapidità (quest’ultima a seconda della zona di produzione) sono le altre caratteristiche dei vini prodotti con questo vitigno. Vino che naturalmente si presta moto bene all’invecchiamento dove tannicità, alcolicità, corpo e acidità garantiscono lunga vita ad ogni bottiglia. Anche il colore ha le sue particolarità. Da giovane i vini a base di questo vitigno si presentano tutti di un coloro rosso rubino intenso, molto scuro quasi impenetrabile, che con il passare degli anni vira a tonalità più decisamente granate. 
Ho potuto verificare quanto sopra scritto partecipando ad un bellissimo seminario proprio sulla Tintilia del Molise curato e presentato dalla docente nazionale ONAV Sig.ra Carla Iorio che con capacità ha saputo condurci attraverso il territorio del Molise e nelle zone di eccellenza di produzione della Tintilia. Di seguito i vini degustati in rigoroso ordine di servizio.

1) Collequinto Anno 2015 - Gradi 13,5° - Cantina Claudio Cipressi
2) Lagena Anno 2014 - Gradi 13,5° - Cantina Angelo D’Uva
3) Re Bove Anno 2012- Gradi 14° - Cantina Cieri
4) Opalia Anno 2010 - Gradi 14° - Cantina Campi Valerio
5) Tintilia del Molise Anno 2012 – Gradi 14,5° - Cantina Catabbo
6) Sator Anno 2012 - Gradi 14,5° - Cantina Cianfagna  
7) Rutilia Anno 2011 - Gradi 14° - Cantina Salvatore Pasquale
8) Uva Nera Anno 2009 - Gradi 14 – La Cantina di Remo

Permettetemi di segnalare fuori degustazione un vino che mi ha davvero colpito per eleganza, finezza, potenza e complessità olfattiva. La Cantina è quella del Sig. Claudio Cipressi il quale mi ha fatto degustare il “suo” Macchia Rossa del 2011, Tintilia in purezza con gradazione alcolica di 14,5° invecchiata solo e soltanto in acciaio. Alla mia domanda perché avesse fatto la scelta di non usare legno per l’invecchiamento di questo vino, la sua risposta testuale è stata la seguente: “io devo farti sentire, conoscere la vera espressione della Tintilia senza camuffarla con niente. Se non facessi questo tradirei la mia terra…”

Franchini Filippo










mercoledì 3 febbraio 2016

Favorosa - La Biòca s.r.l. Agricola

Azienda:                  La Biòca s.r.l. Agricola
Vino:                       Favorosa – Langhe Doc Favorita
Vitigni:                    Favorita 100%
Anno:                      2012
Gradi:                      12,5°
Fermentazione:       -
Affinamento:         2/3 nelle barrique di rovere americano con tutta la feccia (“sur lies totales”) per 3,5 mesi con batonnage frequenti. Dopo l’assemblaggio il vino rimane ancora 2 mesi in acciaio.


Quando parliamo di Langhe, il nostro pensiero corre subito ai grandi vini rossi che questa terra da sempre produce e che di fatto hanno reso questa zona, famosa in tutto il modo, vera perla enologica Italiana e non solo. Vicino a vitigni importanti come Nebbiolo, Barbera, Dolcetto (solo per fare alcuni nomi), non va certo dimenticato il vitigno bianco Favorita che proprio da queste parti trova il suo habitat naturale. E’ il nome che i Piemontesi hanno dato al Vermentino, per meglio dire a quel biotipo locale che con il passare degli anni ha assunto caratteristiche differenti da quelli Toscani, Liguri e Sardi. Con fortuna e molto piacere ho potuto degustare quello prodotto dall’Azienda La Biòca, sita proprio nelle Langhe e più precisamente a Serralunga d’Alba (CN). Piccola azienda vitivinicola con poco più di 8 ha ed una produzione che non supera le 50.000 bottiglie, ha fatto della qualità un vero e proprio stile di vita. Già nel nome (la “biòca” in piemontese indica una persona decisa, testarda) è riassunto tutto lo stile e l’impegno che i proprietari mettono nel produrre vino, cercando di esprimere tutta l’eccellenza di questa meravigliosa terra.
Di colore giallo paglierino carico con intensi riflessi dorati, questa Favorosa, si presenta al naso con delicati ma intensi profumi agrumati e floreali. Arancia, buccia di limone, fiori bianchi ed un delicato sentore di salvia completano elegantemente il bouquet olfattivo. Anche note di mineralità e vaniglia sono presenti, percettibili solo a nasi più attenti ed allentati. Ottima complessità e  persistenza aromatica fanno di questo vino una gradita sorpresa.
La musica non cambia nemmeno nella fase gustativa. Vino di buon corpo e struttura (anche frutto del particolare affinamento), colpisce per freschezza ed acidità, nonostante si stia parlando di un vino bianco del 2012. Ma attenzione, questo non deve portare a giudizi affrettati. La sua freschezza ed acidità sono piacevolmente bilanciate dalla nota morbida che fanno di questa Favorita un vino decisamente  bilanciato. Ma non solo. Questo gioco morbidezza/freschezza/acidità, rende il tutto molto intrigante, sicuri di essere davanti ad un vino particolare, dalle mille sfaccettature.
Molto belle sono le sensazioni retro olfattive dove questa bottiglia di vino esprime tutta la propria potenzialità. Sentori agrumati e fiori bianchi, tornano a farsi sentire in modo deciso e persistente lasciando un delicato e gustoso senso di freschezza.
Abbinamento? Personalmente non gradisco quando un vino viene definito “a tutto pasto”, termine spesso inflazionato che sminuisce le reali potenzialità del vino stesso. In questo caso devo ricredermi. La Favorosa può davvero accompagnare qualsiasi tipo di pietanza. Dall’aperitivo ad un secondo elaborato. Pesce, pollo o coniglio che dir si voglia. Eviterei sughi “rossi” a base di pomodoro, la sua spiccata acidità potrebbe nettamente contrastare. Apprezzate tutte le caratteristiche di questa Favorita servendola ad una temperatura ottimale di 10°.
Una piccola curiosità. In etichetta sono riportati due acini di Favorita, tipicamente e rigorosamente grossi. Quando l’attaccamento alla terra diventa cultura!   

Filippo Franchini