martedì 30 giugno 2015

Pinot Grigio Ramato Friuli Colli Orientali Dop - Società Agricola Flaibani

Azienda:   Società Agricola Flaibani
Vino:        Pinot Grigio Ramato - Friuli Colli Orientali Dop
Vitigni:     Pinot Grigio 100%
Anno:       2013
Gradi:       13,0°
Fermentazione: In vasche d' acciaio inox con macerazione sulle bucce per alcune ore e fermentazione a temperatura controllata per due settimane
Affinamento: In acciaio per 4 mesi poi in bottiglia per ulteriori 4 mesi

Ho conosciuto la Signora Bruna, proprietaria dell’azienda Flaibani durante una manifestazione svoltasi a Venezia rimanendo colpito per l’amore e la passione che mette nel suo lavoro, quello di produttrice di vino. Si definisce una produttrice di nicchia, con poche bottiglie dove qualità, amore per la terra e tanto tanto lavoro sono diventate ormai gli unici dettami da seguire. Azienda che ormai da alcuni anni sta seguendo la conversione al biologico, con la precisa idea che questa sia davvero la strada da seguire per una vera e seria viticoltura sostenibile. Ci troviamo a Cividale del Friuli (UD) dove come sottolinea ancora la Signora Bruna “dall’alto delle colline le nostre vigne sembrano proprio un giardino speciale”. L’azienda coltiva i vitigni tipici di questa zona: Schioppettino, Refosco dal Pedulcolo Rosso, Friulano (molto particolare questo vitigno derivante da un vecchio clone di Tocai dal Peduncolo Rosso ormai scomparso), al quale sono affiancati tutta una serie di uvaggi internazionali che di fatto completano la gamma. All’ultimo Vinitaly ho avuto il piacere di degustare un prodotto molto particolare, il Pinot Grigio Ramato, di sicuro interesse, dalla tipologia di produzione molto particolare.
Intensamente luminoso di un accattivante colore ramato intenso, con leggere sfumature ambrate, questo Pinot Grigio sprigiona nel bicchiere tutto il suo potenziale olfattivo. Attenzione, non siamo di fronte ad un rosato, ma al risultato di una breve macerazione sulle bucce, che conferisce al vino il suo colore caratteristico ed inconfondibile. Anche al naso non tradisce. Molto presente la nota floreale specialmente fiori bianchi, accompagnata da una vasta gamma di profumi di frutta a polpa bianca e gialla. Spicca su tutti il pompelmo, seguito da ottimi sentori di melone, albicocca, susina ed infine mela verde. Chiude questo elegante e complesso bouquet olfattivo marcati sentori di mineralità che di fatto caratterizzano il vino.  Al primo assaggio colpisce per la sua acidità e freschezza, di buona struttura generale, piacevolmente sbilanciato verso le note dure a testimonianza che questo vino rispecchia in maniera egregia le caratteristiche del territorio di provenienza. Buona anche la vena sapida che insieme alla sua alcolicità presente ma non invasiva, fanno di questo bicchiere di vino un ricordo sicuramente gradevole ed indelebile. In retro olfattiva le note di pompelmo e mela verde vengono maggiormente apprezzate, sottolineando che siamo di fronte ad un vino di grande eleganza e finezza. Un vino dalla chiara impronta olfatto gustativa che difficilmente dimenticherete.
Anche qui per l’abbinamento non ho dubbi. Io proverei questa meravigliosa bottiglia di vino su un filetto di branzino alle erbe aromatiche, cotto rigorosamente in forno. Sbizzarritevi con gli aromi. I profumi del vino vi aiuteranno molto in questo. Sempre la solita raccomandazione. Servite questo Pinot Grigio alla temperatura giusta. 10° per esaltare questo nettare di bacco. Usate la glacette per mantenerlo a temperatura. Buon appetito. 

Filippo Franchini

martedì 23 giugno 2015

Friulano Friuli Colli Orientali Doc - Ronco dei Pini

Azienda:                     Ronco dei Pini
Vino:                          Friulano - Friuli Colli Orientali Doc
Vitigni:                       Friulano 100%
Anno:                         2013
Gradi:                         13,5°
Fermentazione:     In vasche d' acciaio a temperatura controllata
Affinamento:             Per circa un mese in bottiglia

Continua il nostro viaggio a spasso per l’Italia alla scoperta delle tante eccellenze che rendono unico il nostro paese. Ci troviamo a Prepotto (UD) al confine con la Slovenia ed il Collio Goriziano, dove l’azienda Ronco dei Pini produce vini da oltre quarant’anni. Un panorama che lascia senza fiato dove spesso le colline fanno ad unisono con il cielo. E’ qui che nasce questo vino dove le vigne sono coltivate su terreni di “ponca” derivato dallo scioglimento della marna argillosa nel cuore dei Colli Orientali del Friuli e le vendemmie svolte rigorosamente a mano.
Di colore giallo paglierino scarico con netti riflessi verdognoli, questo Friulano in purezza fermentato in vasche d’acciaio a temperatura controllata, sprigiona nel bicchiere, delicati sentori di frutta bianca fresca soprattutto tropicale, un leggero ma elegante sottofondo floreale e piccole note minerali che di fatto costituiscono un bouquet interessante e senza dubbio molto particolare. Alla beva il vino si presenta caldo, rotondo quasi avvolgente, di buona struttura generale dove spiccano acidità e sapidità con una chiusura leggermente amara (ricordando molto la mandorla) rendendo il tutto di facile e gradevole serbevolezza. In retro olfattiva tornano invece deliziose note di pompelmo e buccia di limone, profumi non percepiti all’esame olfattivo. Vino decisamente intrigante, che nella sua semplicità, si fa apprezzare per eleganza e finezza.     
Finalmente è arrivata l’estate. Abbinerei questo vino a sfiziosi antipasti oppure a delle cruditè di pesce, ma anche come semplice aperitivo non lo vedrei male, anzi! Dopo una lunga giornata di mare, sole ed abbronzatura, rilassarsi con un bicchiere di questo ottimo vino non sarebbe per nulla male. Per apprezzarlo al meglio servito fresco non sopra gli 8°. Vedrete non saprete più farne a meno.

Filippo Franchini

mercoledì 17 giugno 2015

Cà di Frara e lo spumante dell' Oltrepò Pavese

Azienda: Cà di Frara
Vino: Rosè - Oltre il Classico  - Vino Spumante di Qualità
Vitigni: Pinot Nero 100%
Anno: 2004 - Sboccatura 2006
Gradi: 12,5°
Fermentazione: in rosé con fermentazione leggera in barrique
Affinamento: 24 mesi sui lieviti e poi 9 anni in bottiglia dopo la sboccatura.

Importante polo spumantisitco (e non solo), l’Oltrepò Pavese non ha nulla da invidiare ad altre zone Italiane che producono vini di questa tipologia, dove il terroir è sicuramente l’arma vincente. Grazie a Luca e Veronica, proprietari dell’Azienda Cà di Frara, ho scoperto questo angolo di paradiso dalle caratteristiche territoriali che ricordano molto il mio Chianti. Siamo nel comune di Mornico Losana, nella frazione di Casa Ferrari che appunto in dialetto locale prende il nome di Cà di Frara.  Ci troviamo in una zona circondata da splendide colline riparate dai venti di levante e di ponente, caratterizzata da un microclima molto particolare, con temperature miti in inverno ed estati uniformemente calde e ben ventilate. Terreni perfettamente gessosi e calcarei (specialmente nella zona del Comune di Oliva Gessi sempre di proprietà dell’azienda) hanno dato lo spunto per la coltivazione di vari vitigni (Riesling, Pinot Grigio, Pinot bianco, Croatina, Barbera, Chardonnay ecc.) con una menzione speciale per il Pinot Nero che proprio in questa tipologia di terroir ha trovato il suo habitat naturale. Visitando la loro cantina, Luca e Veronica mi hanno fatto un grandissimo regalo facendomi degustare questo spumante Rosè che difficilmente troverete in commercio ma facilmente reperibile presso l’azienda trattandosi di bottiglie particolari gelosamente custodite, dal fascino incredibile. Uno spumante ottenuto da sole uve di Pinot Nero che Luca ha saputo sapientemente trasformare in un qualcosa di veramente unico.

Di colore rosa tenue con particolari sfumature ramate, questo spumante si presente con un perlage fine e molto persistente a sottolineare la grande classe di questo prodotto. Il bouquet olfattivo è davvero straordinario. I delicati sentori di lievito con sottile ma decisa tostatura, sono accompagnati da profumi floreali (rosa senza dubbio), piccoli frutti del sottobosco e note decisamente minerali virando per i nasi più attenti a delicatissime sensazioni agrumate che , visto l’età di questa bottiglia, colpiscono per freschezza. L’eleganza del perlage stupisce anche in bocca. Una bollicina molto setosa, sottile, delicata e non aggressiva, accompagna la buona struttura di questo vino dove vengono a galla tutte le caratteristiche del Pinot Nero. Un’ ottima spalla acida accompagnata da buona sapidità, rendono questo Rosè un vino sufficientemente equilibrato (la freschezza e la bevibilità di questo spumante sono a mio modesto avviso le due principali caratteristiche) che riesce a farsi apprezzare per le sue grandi qualità. A bicchiere vuoto (e credetemi è un grandissimo dispiacere) si avvertono ancora i sentori di lievito e tostatura che vengono “rinfrescati” da deliziose note agrumate, elementi questi ben riscontrabili in retro olfattiva. Parlando di una bottiglia di 10 anni, mi stupisco per la freschezza che questo vino riesce ancora ad esprimere, facendosi apprezzare per eleganza, classe e serbevolezza.
Sull’abbinamento non ho dubbi. Questa volta concedetemi uno strappo alla regola, chiedendo scusa ancor prima di scrivere. Visto l’importanza e soprattutto la bontà della bottiglia “costruirei” un menù per esaltare le qualità del vino. Che sia un antipasto, un primo oppure un secondo, fatemi la cortesia di coccolare questa bottiglia. Fidatevi, mi ringrazierete. 

Franchini Filippo

martedì 9 giugno 2015

Radda in Chianti e Valtellina: territorio e vitigni a confronto

Durante la manifestazione Radda nel Bicchiere 2015, la suggestiva Sala del Podestà del Comune di Radda in Chianti è stato il centro di un’interessante confronto tra due zone Italiane dove il dogma principale è quello della produzione di vini di alta qualità. Da una parte la Valtellina, dall’ altra la zona del Chianti Classico di Radda,  espressioni diverse ma con tanti elementi in comune. Oratore della degustazione alla cieca il Dott. Armando Castagno che con sapiente semplicità, ha condotto tutti i presenti alla scoperta di questi territori attraverso l’elemento fondamentale che accomuna queste due zone d’Italia: il vino. Conoscere il territorio, saper valorizzare i vitigni in esso coltivati, sono stati gli elementi principali di questo stupendo viaggio, illustrando approfonditamente due realtà di sicura importanza nel palcoscenico vitivinicolo. Mentre il Chianti di Radda dove il territorio, mediamente situato a più di 400 metri s.l.m. è costituito da Alberese (calcare), Galestro (uno strato di argilla compatta), Macigno (composti sabbiosi) e formazioni miste (Alberese, Macigno e Galestro), in Valtellina la conformazione del terreno è tutta a base di Gneiss (di almeno 9 tipologie diverse), una roccia metamorfica scistosa che di fatto costituisce il territorio Valtellinese. E’ proprio questa conformazione a rendere unici i vini prodotti in questa zona, aventi come caratteristiche principali acidità e sapidità con profumi molti eleganti e netti. Altra caratteristica della Valtellina sono le scarse precipitazioni. Nonostante l’alto tasso di umidità, non piove molto, e le grandi escursioni termiche notte/giorno, permettono un’ottima concentrazione dei profumi nell’ uva.
Se l’uvaggio principale di Radda è senza dubbio il Sangiovese, in Valtellina ha grandissima importanza il Nebbiolo che in questa parte della Lombardia prende il nome di Chiavennasca. Ma come parlare della Valtellina senza indicare le sue importanti cinque zone di produzione ormai famose in tutto il mondo? Da ovest ad est eccole elencate sottolineando di ognuna particolarità e caratteristiche del vino in esse prodotto.
Maroggia dove si producono vini delicati ed eleganti delle volte sfuggenti ma senza dubbio riconoscibili. Sassella da molti considerata la zona migliore per la produzione di vino con i suoi tipici terrazzamenti, da vita a prodotti molto netti, decisi e potenti, dalla grande struttura. Grumello dove si producono vini molto delicati, contraddistinti da una grande morbidezza e dalla suprema eleganza, veri cavalli di razza dove lavanda ed iris sono i sentori principali. Inferno già il nome la dice lunga sulle caratteristiche territoriali e climatiche di questa parte di Valtellina. Difficoltà di lavorazione dei vigneti e tanto caldo sono le caratteristiche principali di questa zona dove le vendemmie vengono fatte (come nelle altre sottozone) rigorosamente a mano. Vigneti posti su pendenze incredibili e l’alta temperatura data anche dal riflesso del sole sulle rocce che affiorano dal terreno, fanno di questo territorio un vero girone Dantesco producendo però ottimi vini, molto alcolici ma di grande eleganza gusto-olfattiva. Ed infine Valgella, territorio leggermente più a est e distante dagli altri quattro, composto principalmente da piccole valli dove si produce un Chiavennasca dai sentori fini ed eleganti.
Ma in Valtellina non si produce solo Chiavennasca. Infatti vicino al vitigno più importante sono coltivati tutta una serie di uvaggi da non sottovalutare. La Rossola Nera (autoctono), la Pignola Valtellinese (conferisce al vino alcolicità), la Brugnola di Valtellina (deriva dal vitigno Fortana conferendo al vino sia acidità che colore senza però influire minimamente sull’alcolicità e sulla tannicità).
Per concludere questo affascinante percorso permettetemi di dedicare due parole al Dott. Armando Castagno, vero professionista e docente di indiscussa capacità, il tutto bagnato da quella semplice umiltà che lo rendono indubbiamente una vera icona nel mondo del vino riuscendo a tenere tutti i presenti incollati alle sedie per più di due ore. Shapò!

Di seguito i vini degustati alla cieca in rigoroso ordine di servizio:

1 - Valtellina Superiore Docg 2011 zona Grumello ed Inferno (100% Chiavennasca) Azienda: DIRUPI
2 - Chianti Classico Docg 2012 (90% Sangiovese, 10% altri autoctoni) Azienda: ISTINE
3 - Valtellina Superiore Docg 2011 zona Grumello (100% Chiavennasca) Azienda: ALBERTO MARSETTI
4 – Pian del Ciampolo, Chianti Classico Docg 2012 ( 90% Sangiovese, 5% Canaiolo, 5% Colorino) Azienda: MONTEVERTINE
5 - Valtellina Superiore Docg 2011 zona Inferno (100% Chiavennasca) Azienda: ALDO RAINOLDI
6 – Chianti Classico Docg 2012 (100% Sangiovese) Azienda: L’ERTA DI RADDA
7 – Chianti Classico Docg 2012 (100% Sangiovese) Azienda: POGGERINO
8 – Valtellina Superiore Docg 2011 zona Sassella (100% Chiavennasca) Azienda: ARPEPE
9 – Chianti Classico Docg 2012 (95% Sangiovese, 5% Canaiolo) Azienda: VAL DELLE CORTI.

Filippo Franchini



mercoledì 3 giugno 2015

Eleusi Falanghina Roccamonfina Passito Igp - VILLA MATILDE

Azienda:                    Villa Matilde
Vino:                          Eleusi Falanghina Roccamonfina Passito Igp
Vitigni:                       Falanghina 100%
Anno:                         2008
Gradi:                         12,5°
Fermentazione: Appassimento naturale su graticci e fermentazione in barriques
Affinamento: 5 mesi in acciaio ed lungo affinamento in bottiglia

Ammetto di non essere un grande estimatore dei vini passiti, ma con questo Eleusi, l’amore è sbocciato a prima vista. Assaggiare un passito prodotto esclusivamente da uva Falanghina è stata un’esperienza fantastica. Ringrazio l’azienda Villa Matilde che mi ha dato questa possibilità in particolar modo la Signora Maria Ida Avallone (proprietaria della stessa azienda) che mi ha fatto conoscere questo vino, il suo vino! Il vigneto per la produzione di questo nettare, viene coltivato a livello del mare su terreni sabbiosi, ricchi in silicati, potassio e fosforo dando delle note uniche e caratteristiche ad ogni singola bottiglia. Di colore giallo dorato intenso con sfumature leggermente ambrate, l’Eleusi stupisce per finezza e complessità olfattiva. Frutta secca disidratata (albicocca, fichi e datteri sono facilmente riconoscibili), un elegante floreale (rosa in primis), sentori di crema, vaniglia ed uno stupendo cioccolato bianco compongono una gamma di profumi veramente interessante, senza dimenticare il sentore di mineralità dato dal terreno e dalla vicinanza del mare.
L’ingresso in bocca è una altra piacevole sensazione; morbido ed avvolgente  sostenuto da un’ottima spalla acida e sapida che di fatto lo rendono perfettamente equilibrato con una persistenza davvero notevole, lasciando la bocca vellutata e setosa. Stupisce per la sua estrema serbevolezza. Anche l’alcolicità e ben bilanciata, rendendo il tutto davvero armonioso. L’equilibrio tra la parti morbide e le parti dure è un connubio davvero azzeccato avendo il grande pregio di non stancare nemmeno il più esigente degustatore. I sentori aromatici sopra descritti rimangono a lungo anche a bicchiere vuoto, facendo apprezzare ancora di più la propria eleganza.
Un passito con la P maiuscola, che ha il grande pregio di farsi amare per la sua finezza, complessità olfattiva e struttura generale senza mai stancare, invitando a berne un altro bicchiere.
Per l’abbinamento sceglierei un dolce a pasta dura, magari una crostata alla crema di albicocca oppure con la crema pasticcera!
Servite l’Eleusi ad una temperatura non superiore ai 12° anche se personalmente lo servirei a 10°.


Filippo Franchini